I segni dei sentieri

I sentieri di montagna non sono quasi mai nati per gli escursionisti. La maggior parte di essi sono tracce parziali di una fitta rete di percorsi fatta di antiche strade, mulattiere e semplici passaggi nei boschi. Tramite esse, per secoli o millenni gli uomini si sono spostati, hanno attraversato i crinali e risalito le vallate, hanno trasportato sale, carbone e legna. Con esse si è mantenuta viva per millenni una civiltà che poi, all’improvviso, è scomparsa in pochi decenni.
Di questa civiltà i sentieri sono spesso gli ultimi testimoni.

Noi che siamo lontani da quella civiltà non possediamo la sapienza di orientarci in questa rete di percorsi e non siamo più abituati ad orientarci con la morfologia del terreno.
Ecco quindi venirci in aiuto il segnavia.

Un segnavia è un segno che incontriamo a intervalli più o meno regolari lungo un sentiero. Il segnavia ci indica che siamo ancora lungo il sentiero che vogliamo seguire e, nei punti di intersezione con altri sentieri, riporta il codice del sentiero così come lo leggiamo su una carta escursionistica.

I segnavia hanno caratteristiche particolari e ben riconoscibili che li distinguono da altri segnali, così da non generare confusione nella lettura della carta e nella definizione della nostra posizione.
Come vedremo queste caratteristiche sono, in alcuni casi, universali; in altri casi sono caratteristiche dell’Appennino e possono apparire già molto diverse su un sentiero alpino.

All’intersezione di più sentieri, soprattutto in caso di sentieri particolarmente frequentati, oppure alla partenza di un sentiero, il primo segnavia che incontriamo è il cartello indicatore: è un segnale decisamente esplicito, indica una direzione e riporta scritto il numero di sentiero, la prossima destinazione (dove di solito troveremo un altro cartello) e un tempo di percorrenza (stimato senza pause e tarato sulle potenzialità di un camminatore medio). All’intersezione di più sentieri ogni cartello sarà rivolto nella direzione di ciascun sentiero. Spesso il cartello riporta anche il toponimo che ci dice che la precedente destinazione è stata raggiunta. Cartelli poco utili sono quelli che riportano le distanze in chilometri: non sapendo lo stato del sentiero ne’ il tipo di terreno che ci attende non potremo prevedere quanto tempo richiederà la copertura di quella distanza ne’ l’impegno richiesto.

Lungo il sentiero, a intervalli regolari e in genere proporzionali alla frequentazione, il tipico segnavia delle nostre montagne è una coppia di strisce, una bianca e una rossa.
Il segno rosso è ben visibile di giorno, spicca bene sul grigio delle cortecce e delle pietre e ancora di più quando il bosco è innevato.
Il segno bianco, invece, è di vernice chiara e riflettente, di notte alla luce delle frontali si accende nel buio del bosco. Questo segnavia può essere posizionato ovunque sia abbastanza rilevato, quindi una pietra, delle rocce, un tronco d’albero o anche un palo della luce o una casa. Quando il sentiero attraversa prati e pascoli, dove non c’è niente di sporgente, può capitare di vedere un paletto in legno conficcato per terra e colorato di rosso e bianco.
Questo tipo di segno è una certezza sulle nostro montagne ma può non esistere altrove; in quasi tutte le Alpi Occidentali ad esempio è sostituito da segni gialli.

A intervalli regolari più lunghi il segno bianco e rosso porta inscritto anche il numero di sentiero, ci conferma così che stiamo seguendo il giusto percorso.

Su sentieri meno frequentati il segno rosso e bianco diventa molto più rado e a volte, per semplificare il lavoro dei segnasentieri, si riduce a una semplice strisciata rossa, oppure a un bollo rosso.

Dove il sentiero diviene ancor meno frequentato, fino a ridursi a una traccia, capita di incontrare gli ometti, o cairn: gli ometti sono pile di sassi di dimensioni variabili, che indicano il sentiero.
Hanno tanti vantaggi, gli ometti: se scarseggiano possono essere integrati da chiunque, sono ben visibili da lontano ed emergono dalla neve.
Tra gli svantaggi c’è ancora quello di poter essere fatti da chiunque: un singolo ometto quindi non è assicurazione di sentiero giusto se non è insieme ad altri ometti o altri tipi di segni.
Chi cammina in montagna sa che esiste una regola non scritta per cui ogni escursionista dovrebbe di quando in quando aggiungere un sasso agli ometti che incontra.
Gli ometti possono trovarsi anche su sentieri più importati, magari associati ad altri segnavia.

Esistono altri tipi di segni nati allo scopo di tracciare sentieri particolari.
Ad esempio, i segni blu (di solito bolli) indicano la via normale di salita alla cima di una montagna: attenzione, non necessariamente si tratta di un sentiero evidente e non si può escludere che richieda conoscenze alpinistiche.
In Appennino i segni gialli indicano di solito i percorsi per la mountain bike, dunque sono semplici e ben tracciati ma ovviamente anche molto lunghi, essendo nati per divertirsi con le due ruote.
Gruppi escursionistici locali diversi dal Club Alpino Italiano possono decidere di segnare sentieri riscoperti e puliti da loro, ma di solito seguono la buona pratica di usare colori diversi dal rosso e bianco dei sentieri CAI.
I cartelli informativi riportano stralci di mappa escursionistica della zona (con un bel “voi siete qui”, principale distanze, numeri di emergenza, indicazioni su flora e fauna etc.)

Infine, attenzione ad alcuni segni fuorvianti.
I bolli rossi sugli alberi fatti con lo spray spesso non sono segnavia: più spesso sono indicazioni per gli operai addetti alla selvicoltura, segnalano gli alberi che dovranno (o non dovranno) essere abbattuti la prossima stagione.