Caccia al tesoro con le margolfe di Fiumalbo

Caccia al tesoro con le margolfe di Fiumalbo

A Fiumalbo, borghetto di un migliaio di anime e molti più turisti (ma solo d’estate e d’inverno) nell’alto Appennino Modenese, ho sentito una filastrocca scacciamali che è bene ricordare soprattutto a Marzo, quando si sciolgono le ultime nevi:

Lunghezza Lunghezza: 1 Km 
Dislivello Dislivelllo: 50 mt
Tempo di percorrenzaTempo di percorrenza: 2 ore
Difficoltà Difficoltà: accessibile (da o anni)
PosizionePosizione: Appennino Modenese

Oggi entra Marzo,
crepa la terra, sorte la bega de sottoterra,
Dio ce salvi dalla bega, dalla strega, dalla femmena mandrega,
dal can rabbioso e dall’ommo invidioso
dal prete grasso e dal vilan che va a spasso

Fiumalbo è un paese magico incastonato alla confluenza di due fiumi dal letto cosparso di sassi bianchi, da cui deriva il suo nome latino di “fiume bianco”; immerso tra foreste e grandi praterie, sovrastato dalla mole del Cimone. Ora c’è la strada e i vicini impianti sciistici dell’Abetone, e tante seconde case sparse tra i pascoli, ma poco più di un secolo fa Fiumalbo doveva ancora sembrare un fortino assediato dalle forze conosciute e sconosciute della Natura, di cui la strega e la femmina mandrega erano la millenaria impersonificazione.

La strega bussava alla porta, il lupo mannaro si aggirava intorno al paese, gli spiriti della notte scorrazzavano intorno alle case, e gli antichi abitanti di Fiumalbo devono aver pensato che il volto di un essere mostruoso o di un feroce guerriero potessero fare da guardiani alle piazze e alle case.
Così nascono le Margolfe, termine di origine germanica, forse Longobarda, composta delle parole “confine” e “lupo”, come a dire, una testa di lupo che marca il confine, una testa che spaventa gli indesiderati.
Le margolfe sono sorte nei cortili e sui muri esterni delle case, sulle stalle a proteggere gli animali o a sovrastare un camino per controllare quell’accesso aperto verso la notte, a volte proteggono una piccola piazza del paese, altre invece presidiano una casa isolata sui monti.
Alcune sono volti di donne, dall’aspetto bizzarro e un poco inquietante, altre volte sono un guerriero con elmo e lunga barba, altre volte ancora sono esseri mutaforma, mezzi donna mezzi animale, lupo, o forse cinghiale.

Trekking semi-urbano: Caccia alle margolfe
La mappa delle Margolfe è disponibile nel sito Intorno al Monte Cimone, oppure in formato cartaceo all’ufficio turistico di Fiumalbo.
Quello che propongo è un piccolo trekking urbano in un paese grazioso, non guidati dai monumenti ma dagli enigmatici volti scolpiti nei muri del paese, a volte facili da individuare, altre volte complicate da identificare sopra un tetto, o nell’architrave di una porta, come in una vera caccia al tesoro.
Non tutte le margolfe sono in paese ed alcune invitano a semplici passeggiate tra i prati alle pendici del Cimone: qui potremo trovare ad esempio la margolfa dal corpo di donna e la margolfa mostruosa dal volto di lupo.

Altro su Fiumalbo
Il paese di Fiumalbo è un grazioso villaggio di montagna con i tetti in lastre di pietra e i muri in arenaria. I volti apotropaici (cioè scacciamali) delle margolfe non sono unici di questo paese, anzi sono piuttosto diffusi in tutto l’Appennino Emiliano, ma solo qui sono così frequenti da essere diventati una forma d’arte tutt’oggi praticata da alcuni giovani artisti.
Penso che si potrebbe fare di più per rendere questa caccia al tesoro ancora più affascinante, raccontando di più della storia di ogni singola margolfa, e organizzando molto meglio i percorsi alla ricerca delle margolfe che si trovano fuori dalle mura del paese.
Ciò nonostante, Fiumalbo ha il merito di conservare antiche e affascinanti tradizioni: oltre alle margolfe stesse, abbiamo scoperto con emozione la notte di fine estate del 23 Agosto quando si celebra la festa di San Bartolomeo; il paese si accende di centinaia di lumini, le luci elettriche si spengono e Fiumalbo torna per una notte al suo più magico passato.
Non ho invece assistito a un’altra bella tradizione la fiaccolata di Carnevale, il Martedì grasso, quando si perpetua l’antica tradizione di accendere grandi fiaccole per poi gettarle alla confluenza dei due fiumi.

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