Picnic di primavera: barbecue a Rocca Ricciarda in Pratomagno

Picnic di primavera: barbecue a Rocca Ricciarda in Pratomagno

All’inizio di Aprile la primavera avanza rapida dal mare verso l’interno risalendo i fiumi e poi i torrenti. Dai fondovalle scala le prime colline e poi le montagne più alte fino ai crinali, sale prima dai versanti Sud e poi da quelli Nord: viste da lontano, le faggete cambiano colore in una sola giornata, dal bruno al verde acceso.
La Primavera ha un suo irresistibile richiamo che trascina fuori dalla porta di casa e puntuale come una rondine il pic nic di inizio stagione saluta il ritorno delle gite.
Alle falde del Pratomagno il minuscolo villaggio di Rocca Ricciarda spunta tra i castagni di nuovo verdi. Poche centinaia di metri prima del paese ci si ferma in una piccola area di sosta ben evidente grazie a un grande pannello informativo.
Qui il torrente Ciuffenna si separa in più piccoli ruscelli scorrendo con salti e cascatelle.
La Comunità Montana Pratomagno ha costruito alcuni barbecue in muratura che possono essere usati liberamente (e che sono molto affollati in estate). Hanno anche creato un breve percorso attrezzato da corrimano e ponticelli in legno, qua e là un cartello informativo racconta la storia dei carbonai e dei raccoglitori di castagne che fino agli inizi del Novecento mantenevano questi boschi.
Senza dubbio è un bellissimo posto per fare pic nic, i ruscelli scorrono in un bosco privo di pericoli, intorno ci sono panchine e tavolini in legno all’ombra dei castagni, il tutto a pochi passi da una strada asfaltata dove possono non passare auto per ore e ore.

Piccole avventure a Rocca Ricciarda
La strada asfaltata prosegue per poche centinaia di metri per finire nel paesello di Rocca Ricciarda.
Un paese tutto da esplorare, pieno di avventure e luoghi da scoprire.
All’ingresso del paese si trova una grade placca di roccia alta una ventina di metri, abbastanza ripida da essere vagamente vertiginosa ma in realtà abbastanza inclinata da rendere praticamente impossibile scivolare giù, soprattutto se la roccia è asciutta e si hanno normali scarpe da montagna. Gli abitanti locali lo chiamano il sasso del Diavolo ed è una bellissima prova di coraggio a portata dei più piccoli, tutta verace e naturale.
In paese, passato il simpatico ristorantino di montagna (ottimo per un pranzo o anche una merenda a base di frittelle di castagne) si può girare verso la rocca. Attenzione a guardare per terra, qualcuno nei secoli passati ha lasciato incisi volti, nodi magici e segni misteriosi sulle pietre dello stradello.
Un percorso un po’ nascosto tra le vecchie case porta a una scaletta metallica vertiginosa ma sicurissima che sale ai ruderi del castello medievale, arroccato come un nido d’aquila su un picco di roccia che sovrasta il paese.
Dall’ingresso del paese una strada sterrata scende verso valle in direzione del cimitero nuovo: alla prima curva la strada scavalca le acque di un torrente che da secoli muovono le pale di un mulino ancora in funzione.
Rimesso in funzione pochi anni fa dall’Unione dei Comuni del Pratomagno, il mulino di Rocca Ricciarda viene tutt’oggi utilizzato in inverno, giusto dopo la raccolta delle castagne, per la “mulinadura” delle castagne e la produzione di farina dolce, utilizzata in quasi tutti gli alimenti della dieta di un tempo: polenda, castagnaccio, frittelle, pane di legno.

La pieve di Gropina
Tornando indietro a Loro Ciuffenna vale la pena fare una breve digressione ed arrivare alla pieve di Gropina.
Chiese e monumenti risultano sempre discretamente noiosi ai bambini, ma questo è un posto speciale e pieno di magia.
Innanzitutto vi si accede per una bella stradina di campagna, dove le auto non possono passare.
Si arriva al paesino di Gropina con, al centro, la bellissima pieve romanica. Di fronte alla pieve c’è un bel pratino assolato e dietro la chiesa, proprio di fronte all’abside, superata una porta nel muro in pietra, c’è un altro giardino che ricorda tanto l’orticello di un convento.
Ma il luogo più magico è l’interno della chiesa. Si entra in un ambiente dove i giochi di luce ed ombra tra le mura di pietra, i capitelli e le finestre di alabastro creano un effetto suggestivo. Qui gli scultori medievali hanno lasciato sui capitelli un intero bestiario, figure reali e mitologiche.
Chiedete ai bambini di cercare gli animali: le tante aquile, i leoni, i serpenti, la scrofa che allatta i maialini, e poi gli animali fantastici, i draghi, la chimera che sembra un orso con la coda di serpente.
Poi andrete alla ricerca di esseri sempre più misteriosi e fantastici, i cavalieri barbuti con lancia e scudo, il cavaliere che dal capitello si sporge per guardarvi negli occhi.
Cercate il capitello dei mostri, vi attende il diavolo in persona che mostra i denti; dietro di lui c’è il “green man”, l’uomo selvatico, che sembra parte della foresta da cui spunta appena.
Andate infine al pulpito e cercate il serafino dall’aspetto inquietante e per niente angelico, quasi fosse un extraterrestre; la sirena Melusina con la doppia coda e il misterioso personaggio circondato da due enormi serpenti.
Gli amanti dell’arte medievale troveranno questa avventura entusiasmante: il pulpito con il serafino e la sirena è addirittura longobardo.
D’altronde questo è un luogo di culto antichissimo, il nome Gropina deriva dalla parola etrusca che significa villaggio, come anche tanti altri luoghi qui intorno (lo stesso Ciuffenna deriva da Cerfenna, la cerva).

La raccolta dell’ortica
In alcuni punti intorno ai torrenti di Rocca Ricciarda nasce l’ortica.
Il problema dell’ortica è noto: le sue foglie sono urticanti e se anche solo sfiorate provocano vesciche e dolore intenso nella parte entrata in contatto. Per fortuna è semplice riconoscere le foglie di ortica, che sono larghe, pelose (proprio dai peli scaturisce la sostanza urticante) e dai bordi caratteristicamente seghettati.
L’ortica è un’erba infestante che cresce in genere, ma non esclusivamente, in luoghi umidi e ombrosi, ma adattandosi in realtà agli ambienti più diversi.
Se raccolta in primavera, prima della fioritura, l’ortica è un verdura molto buona da mangiare, dal sapore e dall’odore delicato e vagamente dolce. Una volta bollite, in acqua e meglio ancora al vapore, le foglie perdono ogni potere urticante e sono ottime per fare un pesto molto delicato, per condire risotti, per fare frittate e torte salate.
Una ovvia accortezza è di cogliere le piante indossando dei guanti, possibilmente staccando le foglie più alte e delicate e non strappando l’intera pianta: il fatto che sia una pianta comune e a volte infestante ci libera di qualunque remora nel raccogliere sacchetti interi di questa buonissima verdura.

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