Due passi nella preistoria a Cetona

Due passi nella preistoria a Cetona

A Cetona la preistoria si respira ovunque. Milioni di anni fa qui c’era un’isola che emergeva da un caldo mare pliocenico e lungo i fianchi della montagna ancora si rinvengono le tracce delle spiagge fossili. Le sabbie di cui sono costituite le colline qui attorno e su cui poggia anche il paese di Cetona sono ricche di conchiglie di ogni tipo ed è tutt’altro che raro rinvenire i denti del gigantesco squalo Carcharodon Megalodon. Poi il mare scomparve e al suo posto restò una terra coperta di foreste, dove arrivò l’uomo. I primi uomini, i Neanderthal, si rifugiarono nelle numerose grotte che si aprivano nelle grandi paresti di travertino che le sorgenti termali avevano creato nei millenni, condividendo loro malgrado lo spazio con gli orsi delle caverne. Poi, nel neolitico, gli uomini impararono a creare capanne e villaggi e posero le basi per la civiltà: queste furono le popolazioni che gli Etruschi incontrarono al loro arrivo, e con essi la preistoria finì e iniziò una nuova epoca altrettanto feconda per questi luoghi. Di tutto questo siamo andati a cercare le tracce, conservate o ricostruite nel complesso dell’archeopark di Belverde e del museo di Cetona.

Il villaggio neolitico
L’escursione non è difficile da fare non fosse altro perché per avere accesso all’archeopark e alle grotte è necessario seguire una visita guidata. Consiglio di contattare per tempo il Museo della Preistoria di Cetona e di organizzare i tempi per far combaciare la gita all’archeopark (circa 2 ore) con la visita al bellissimo museo del paese di Cetona.

L’ingresso dell’archeopark, da dove partono le escursioni, si trova a circa 5 Km dal Paese, lungo la Strada Provinciale della Montagna: qui c’è anche una piccola libreria, un bar e un piccolo museo; all’esterno è anche possibile parcheggiare i caravan.
Dall’ingresso in pochi minuti si raggiunge la ricostruzione di un villaggio neolitico e della prima età del bronzo; in mezzo a un boschetto si passa una palizzata di protezione e si entra nel villaggio dove si trovano alcune capanne, di cui una completamente arredata con oggetti di uso comune 3000 anni fa (armi, strumenti di lavoro, un telaio, un giaciglio per tutta la famiglia).
Il cortile è organizzato per la vita quotidiana, ci sono vari strumenti e un piccolo forno per la lavorazione del bronzo; la guida mostra alcuni oggetti ricostruiti con le antiche tecniche, tra cui asce in pietra e in bronzo.

Le grotte
L’accesso alle grotte è poco lontano, in corrispondenza di una ripida scarpata di travertino. Buchi ripari e caverne si aprono nella parete, non è difficile immaginare le piccole tribù che nella preistoria più antica trovavano rifugio in questi anfratti.
La guida ci porta a visitare la cosiddetta grotta di San Francesco; l’accesso richiede scarpe comode e chiuse e purtroppo non è agibile per disabili e passeggini.

L’ambiente è suggestivo, alcune deboli luci replicano l’effetto delle antiche torce e illuminano il cammino in questi cunicoli naturali scavati nel travertino dall’acqua.
Qui per migliaia di anni hanno trovato rifugio animali e uomini, le cui tracce, le ossa, i manufatti sono stati recuperati in decenni di scavi e sono oggi conservati in parte al museo della preistoria di Cetona.

Storie oltre i confini del tempo
Certe grotte erano speciali agli occhi dei nostri progenitori. Per qualche motivo che ci è oscuro alcuni di questi anfratti naturali avevano un carattere sacro e vi si celebravano i culti delle divinità della terra e dell’acqua. Questi riti si sono susseguiti per millenni fino ai tempi recenti e con essi è sopravvissuta la sacralità di questi luoghi. Nella grotta di San Francesco una croce segna il luogo dove una leggenda vuole che soggiornasse il Santo di Assisi, ma è molto probabile che con questo racconto gli uomini volessero tramandare il senso di sacro che aveva questo luogo per loro.
La grotta Lattaia è così chiamata perché una leggenda ben nota vuole che l’acqua che colava dalle pareti avesse effetti miracolosi per le neo mamme e, se bevuta, favorisse la produzione del latte materno; innumerevoli statuette votive etrusche e romane testimoniano questo antico culto rimasto vivo fino agli anni ’50 del secolo scorso, come provano le banconote da 500 lire e altri oggetti moderni trovati accanto agli ex voto più antichi.
Centinaia di generazioni di mamme hanno dunque bevuto quest’acqua e sperato in un sano allattamento dei propri bambini; un amore materno eterno e libero dai limiti del tempo in cui noi viviamo.

Le sorgenti termali nei dintorni
Tutta questa abbondanza di travertino parla chiaro: qui c’è abbondanza di sorgenti termali.
Si tratta di sorgenti che portano in superficie le acque di falde molto vicine al magma, cioè alla roccia fusa e caldissima che si trova sotto la crosta terrestre. In alcuni luoghi, come queste zone, il magma non è troppo distante dalla superficie, il sottosuolo è caldissimo e ricco di minerali e le acque che vi risiedono, oltre a scaldarsi, si arricchiscono di questi minerali. Nelle vicinanze di Cetona sono famose le sorgenti termali di Chianciano, di San Casciano dei Bagni e di Bagni San Filippo: in quest’ultimo le acque calde hanno depositato candide cascate di travertino fumante, nelle cui pozze è possibile fare un rilassante bagno caldo dal tipico odore di zolfo.

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