Il sentiero preistorico delle buche delle fate a Pian di Mommio

Il sentiero preistorico delle buche delle fate a Pian di Mommio

Quando si arriva a Pian di Mommio, un tranquillo paesino stretto tra le spiagge della Versilia e le prime propaggini delle Apuane meridionali, non è facile immaginarsi che qui potessero scorrazzare un tempo orsi giganteschi, iene, piccoli cavalli selvaggi, cervi, e naturalmente uomini, alcuni simili a noi, altri invece dall’aspetto più primitivo, massicci e tozzi, quelli che noi chiamiamo Neanderthal.

Lunghezza Lunghezza: 2 Km 
Dislivello Dislivelllo: 50 mt
Tempo di percorrenzaTempo di percorrenza: 1 ora
Difficoltà Difficoltà: molto facile (da 3 anni)
PosizionePosizione: Costa Tirrenica

Le grotte che si aprono sui terrazzamenti calcarei sospesi sulla piana di Camaiore, con la vista libera verso il mare, sono stati un nascondiglio ideale per uomini e animali per decine di migliaia di anni. Ancora nell’età del rame, 4000 anni fa, queste caverne erano abitate e utilizzate dagli individui di quella che oggi chiamiamo cultura di Rinaldone, ossia gli appartenenti alle prime, arcaiche civiltà che vissero in Toscana ben prima di Liguri, Etruschi e Romani.
Ma in pratica queste grotte non cessarono mai di essere utilizzate, sia pure sporadicamente, e la loro storia è continuata per millenni quasi immutata.
Oggi c’è un breve sentiero che collega queste caverne tra di loro. Si tratta di un parco archeologico semplice e un po’ inselvatichito ma forse per questo ancora più affascinante, quasi dovessimo davvero incontrare un animale selvaggio o un nostro progenitore ad ogni passo.
Il sentiero è estremamente breve, appena un chilometro: non è ovviamente un trekking ma qualcosa di più simile a un museo all’aperto, immerso nella rigogliosa natura della bassa Versilia.

Il sentiero
Il sentiero è indicato come Buca delle Fate, dal nome di una delle caverne incontrate.
Dal cimitero di Piani di Mommio, nella parte più interna della piana versiliese, una strada sale ripida seguendo i cartelli per la Buca delle Fate.
Il parcheggio è piccolo e se pieno potrebbe richiedere di salire a piedi dal cimitero, ma il posto non mi è sembrato assolutamente affollato.
Un sentiero comodo, per quanto non sempre in ottime condizioni, collega le diverse caverne, tutte illustrate da cartelli descrittivi.
Alcune cavità sono indicate come utilizzate durante l’età del rame, come le due buche delle fate; altre, come le bellissime grotte del cavallo e del capriolo, risultano abitate sin dal paleolitico.
Una statua di un mammouth in grandezza naturale e quella di un uomo del paleolitico ci coinvolgono nell’atmosfera di un passato lontano, e il semplice affacciarsi all’imboccatura delle misteriose cavità carsiche ci riporta al rigore della vita dura e selvaggia di allora.

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