Le piscine naturali dell’Acquacheta

Le piscine naturali dell’Acquacheta

La Valle dell’Acquacheta è ben nota su entrambi i versanti dell’Appennino, da Firenze alla Costa Romagnola. Da qui in un’ora o poco più si viene a respirare nelle afose giornate estive e quando il caldo si fa davvero torrido un tuffo nelle freddissime acque del torrente diventa un sollievo insperato. Questa valle è bellissima in tutte le stagioni ma in estate la possibilità di immergersi in una delle piscine naturali, magari sotto il getto di una cascata, rende questa escursione molto speciale.
L’Acquacheta si raggiunge dallo storico passo del Muraglione per chi viene da Sud, o direttamente da Portico di Romagna per chi viene da Nord: il punto di arrivo è il paesino di San Benedetto in Alpe, un grazioso villaggio sorto lungo l’importante strada granducale completo di ristorante-albergo dove una ottima cena ai funghi bagnata di sangiovese romagnolo, il tutto a prezzi popolari, è una promessa mantenuta.
San benedetto è anche la porta settentrionale del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: sentirete parlare della via delle Foreste Sacre che da qui (o poco più sù) ha origine e percorrendo i crinali del parco dopo 90 chilometri di trekking arriva fino al confine meridionale, al Santuario della Verna.

Cosa fare
Il sentiero è facile e adatto ai bambini che in estate cinguettano allegramente in gran numero. Un percorso natura a tappe illustra (non meravigliosamente, devo ammettere) gli aspetti più interessanti del percorso: l’ambiente del torrente, la foresta, i pendii antropizzati a pascolo e a castagneto, la geologia di una caverna. Il sentiero sale senza particolari strappi rimontando il torrente che alla testata si chiude con la celebre cascata dell’Acquacheta, povera d’acqua in estate ma imponente nelle stagioni piovose.
Dal belvedere della cascata in pochi minuti si raggiunge la cascata di Lavane con la sua grande piscina naturale e volendo da qui si può risalire la cascata principale fino all’ampia spianata prativa dei prati dei Romiti. Il rientro, quasi tutto in discesa, si fa normalmente per il sentiero di andata a meno che non abbiate gambe a sufficienza per chiudere l’anello rientrando dal crinale. Con i bambini ho impiegato un po’ più di due ore per salire, e un po’ meno per scendere.
Ma naturalmente la star del percorso è sempre il torrente. La purezza delle sue acque è testimoniata dalla vita che lo anima; sotto la superficie si muovono trote e gamberi di fiume mentre tra i rami della vegetazione riparia volano falchi, aironi e martin pescatori.
Di quando in quando uno strato di arenaria più resistente all’erosione crea una vasca naturale di dimensioni e profondità variabile, ma spesso abbastanza grandi da poter garantire una bella nuotata a chi ha abbastanza coraggio da sfidare le acque gelide.
La più bella è forse proprio l’ultima, la piscina in cui si getta la cascata di Lavane: è sicuramente a più fredda, l’acqua non ha avuto tempo di scaldarsi, e attraversare la vasca per mettere la testa sotto la cascatella è una vera prova di coraggio.

Una storia di sogni, poeti e diavoli
Questa è una storia che a molti di noi suonerà nota ma che per i bambini più piccoli risulterà nuova e suggestiva.
C’era una volta un poeta, nato a Firenze ma ben presto costretto a lasciare la sua città per un lungo esilio da cui non tornò mai. Durante il suo lungo viaggio, un giorno il poeta fece un grande sogno in cui immaginava di intraprendere un lungo viaggio, dapprima nelle profondità dell’Inferno, tra diavoli, fuochi, laghi ghiacciati e terribili pene sofferte dalle anime dannate; poi risalendo su una grande montagna dove altre anime scontavano tremende pene in attesa che la loro condanna finisse; infine su nel cielo tra luci e astri roteanti, circondato dalle anime fortunate che volteggiavano in Paradiso.
Tra le anime incontrate in questo lungo viaggio il poeta incontrò persone celebri del suo tempo: poiché egli viveva al tempo dei cavalieri e dei castelli i personaggi che incontrava erano stati in vita cavalieri, conti e contesse, signori di castelli, papi e re. Nel sogno il poeta, mentre attraversa le tenebrose lande dell’Inferno, vide un terribile fiume di fuoco gettarsi con una ruggente cascata verso le profondità della terra: era il fiume Flegetonte. Appena sveglio il poeta, che si chiamava dante Alighieri, volle descrivere in un poema il suo sogno e volendo descrivere il fragore di quel fiume infernale lo paragonò alla cascata dell’Acquacheta: certamente erano altri tempi… e altre portate del torrente.

La traccia sotto è registrata al ritorno, quindi in discesa

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