I due laghi del Falterona: la Gorga Nera e il Lago degli Idoli

I due laghi del Falterona: la Gorga Nera e il Lago degli Idoli

Ai piedi del Falterona un sentiero corre da Nord a Sud unendo due laghi pieni di fascino e mistero, la Gorga Nera e il Lago degli Idoli, in un tripudio di sorgenti e torrenti.

Lunghezza Lunghezza: 10 Km 
Dislivello Dislivelllo: 350 mt
Tempo di percorrenzaTempo di percorrenza: 4 ore
Difficoltà Difficoltà: medio (da 7 anni)
PosizionePosizione: Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Tre anni fa salimmo al Lago degli Idoli in Falterona per i sentieri che salgono dal versante casentinese, accompagnati da una guida di Altertrek. Scoprimmo così l’esistenza di questo lago sacro agli Etruschi, nel quale essi gettarono per cinque secoli i loro idoletti votivi in bronzo, per chiedere un aiuto soprannaturale per una malattia, per una nascita o semplicemente protezione nell’attraversare la foresta. Nell’Ottocento le statuette furono rinvenute ed oggi fanno bella mostra di sé dai piccoli musei del Casentino fino ai grandi musei del Louvre e del British Museum. Lì vicino c’è un altro luogo simbolo di queste montagne: Capo d’Arno, la sorgente del fiume tutto toscano che attraversa la regione per 240 Km fino a Pisa. Il resoconto di quella gita lo troverete in un articolo di allora.
Resta il fatto che la strada più breve per Capo d’Arno e per il Lago degli Idoli sale in realtà dal versante fiorentino, sopra Castagno d’Andrea. Si tratta di un percorso semplice e corto ma incredibilmente affascinante, incontrando ben due laghi (la Gorga Nera e il Lago degli Idoli) e un numero incredibile di ruscelli e sorgenti, tra cui il celebre Capo d’Arno.

Il sentiero
Il sentiero inizia al parcheggio che si raggiunge da Castagno d’Andrea salendo la strada del Falterona prima asfaltata e poi sterrata, fino al segnale di divieto di accesso; qui un ampio spazio è adibito appunto a parcheggio. Il sentiero taglia l’ultimo tornante per raggiungere il Borbotto, dove c’è una celebre fonte di acqua freschissima, un piccolo bivacco e vari tavolini da picnic. Da qui si sale immediatamente sulla destra seguendo il sentiero 17; il sentiero sale deciso ma sempre comodo tra boschi di faggi alti e dritti come colonne e grandi massi coperti di muschio. L’aria qui è fresca, anche nelle più calde giornate estive.
A una curva qualcosa attrae la nostra attenzione: un gigante della foresta dorme disteso tra i faggi, quasi nascosto tra le foglie e il muschio.
Dopo poco si raggiunge la Gorga Nera, di cui si può agevolmente fare il giro per osservarla da vicino.
Dalla Gorga Nera si sale più ripidamente fino al valico delle Crocicchie (1406 mt): da qui la salita è praticamente finita e il sentiero prosegue, sempre con il numero 17, comodo e largo, con un leggero saliscendi.
In breve si arriva a Capo d’Arno, e da qui con l’altrettanto comodo sentiero 3 in breve al Lago degli Idoli. Il ritorno l’abbiamo comodamente effettuato per la via di andata.

La Gorga Nera
Per conoscere la storia della Gorga Nera niente di meglio che ascoltarla dalla voce di Giovanni Villani, cronista fiorentino del Trecento:
“Nell’anno 1335, al giorno del 15 Maggio, una falda della Montagna detta Falterona scoscese con un rombo di terremoto e con grande rovina dal lato del Mugello, rovinando per quattro miglia fino al paese chiamato Castagno, dove le case, le persone, le bestie selvatiche e domestiche e gli alberi interi furono travolti e inghiottiti. Nel terreno tutto intorno ci fu una inondazione di acqua torbida come non si era mai vista, che sembrava lavatura di cenere, e da questa uscirono un’infinita quantità di serpi dalla pelle nera e dalla carne bianchissima, e due serpenti con quattro piedi grandi come un cane furono presi più di due mesi dopo il disastro, uno vivo e l’altro morto. L’acqua torbida discese nel torrente Dicomano e da qui nel fiume Sieve, che ne fu tutta tinta; e la Sieve tinse il fiume Arno fino a Pisa, ed esso durò così torbido per due mesi, che a Firenze l’arte della lana non poteva più far lavare i panni in Arno e neppure i cavalli ne volevano bere.”
E ancora, ascoltiamo cosa dice una antica leggenda del luogo:
“Quando si seppe che la grande frana aveva creato un lago, gente di Castagno salì al monte e dopo aver trovato il luogo decise di capire quanto questo lago fosse profondo. In sella a un legno si portarono al centro dell’acquitrino e calarono una fune con un sasso legato: questa iniziò a scendere velocemente per molte e molte braccia, finché chi stava calando sentì la fune lenta e la tirò di nuovo su.
Il sasso non c’era più e la fune in cima era tutta bruciata.
Quella gente corse giù a Castagno, dicendo che il fondo della Gorga era la porta stessa dell’Inferno.”
Nessuno in tempi recenti ha mai sentito puzza di diavolo intorno alla Gorga Nera. Quello che invece si sa è che questo laghetto rappresenta un ambiente umido di alta quota unico nel suo genere in questa parte del parco. In questo stagno si riproduce la rana temporaria, una specie di rana diffusa nel Nord Europa e nelle Alpi ma abbastanza rara nelle aree appenniniche.
Come spesso accade, un luogo pauroso dimostra invece di essere un ecosistema delicato da proteggere con cura.

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