Raggiolo e Quota, nel Casentino dei castelli e dei cavalieri

Raggiolo e Quota, nel Casentino dei castelli e dei cavalieri

Se avessimo percorso questo sentiero quattordici secoli fa, in pieno Alto Medioevo, avremmo visto cambiare usi e costumi nel giro di appena un’ora di cammino. Da un lato dell’antica strada c’era infatti Coita (oggi Quota), il paese dei Ostrogoti, un popolo barbaro proveniente dalle pianure del Danubio e del Mar Nero; dall’altro lato sorgeva Ragiolo (oggi Raggiolo), fondato dai Longobardi, i guerrieri dalla lunga barba provenienti dalla attuale Germania Settentrionale. Lontanissimi dalle loro terre di origine vivevano ormai in pace nelle terre casentinesi.
Abbiamo ripercorso con i bambini queste antiche strade che hanno servito al loro scopo fino a pochi decenni fa, quando ancora carbonai e castagnari frequentavano i boscosi versanti del Pratomagno.

Il percorso
Arrivare è semplice: dal pittoresco paese medievale di Poppi, in Casentino, si segue per Ortignano – Raggiolo, che si raggiunge in una ventina di minuti; si parcheggia poche centinaia di metri prima del paese, presso una edicoletta votiva, e da qui tornando verso valle per poche decine di metri si imbocca una strada sterrata sulla sinistra.
E’ una strada sterrata, comoda e con pochissimo dislivello, che corre parallela al crinale poco più in alto. Si passa un bel ponte di fattura antica e si svolta quando una stradina secondaria punta verso alcune case; i proprietari gentilissimi vi confermeranno che è la direzione giusta, oltre le case la strada diventa sentiero un po’ ripido ma in pochi minuti siete alla strada asfaltata che, verso sinistra, vi porta al paese di Quota.
Questo è un bellissimo paesino, ideale per una pausa, con un bel giardino per bambini, un negozietto di prodotti locali e un bel ristorante, da Lara; verso Ovest la vista spazia sul crinale del Pratomagno.
Si prosegue costeggiando il paese in basso e, alla chiesetta e a una edicoletta scolpita nella roccia, si segue il muretto di sostegno e si segue il sentiero più a destra. Questo è evidentemente un antico sentiero, protetto da uno o da entrambi i lati da muri antichi; il viandante è incoraggiato nel cammino da una croce, il cosiddetto montedomini, sia all’inizio che quasi alla fine; in basso si transitava dalla chiesa di San Michele Arcangelo, oggi ridotta a un ridere; infine si passa un bel ponte che scavalca un vigoroso torrente e si risale per Raggiolo. Raggiolo è un paese sincero, autentico, con ancora i segni evidenti di una cultura contadina e montana ormai scomparsa ma allo stesso tempo con le tracce di una rinnovata passione per le proprie radici, ben testimoniata dalla attiva Brigata di Raggiolo. Da qui in breve si raggiungono le macchine. Avendolo percorso con assoluta lentezza, in certi tratti al ritmo della piccola di nemmeno due anni, abbiamo impiegato poco meno di 4 ore per fare meno di 7 km e 500 metri di dislivello (inavvertibile, più che altro di leggeri saliscendi); in generale la passeggiata è semplice e adatta davvero a tutti, anche se il sentiero antico non è percorribile con le quattro ruote.

Storie dal Medioevo
Il Casentino è una terra di feudi e castelli, di conti guerrieri come i Guidi, di rocche e torri inespugnabili e di fortezze espugnate, di battaglie tra cavalieri.
A breve distanza da qui, nei pressi dell’affascinante castello di Poppi (che merita una visita!) si svolse, in una torrida estate del 1289, la terribile battaglia di Campaldino, combattuta dai Guelfi di Firenze e Lucca da una parte e dai Ghibellini di Arezzo e Orvieto dall’altra.
Comandavano i Guelfi due condottieri francesi che presero la decisione di aggirare le truppe di Arezzo con una dura marcia attraverso il valico della Consuma, a quel tempo ben più selvaggio di oggi, che coinvolse 2000 cavalieri e 10000 fanti, un esercito sterminato per quei tempi.
Gli Aretini da parte loro risalirono il Casentino a tappe forzate, guidati da Guglielmo degli Ubertini, vescovo di Arezzo che, in quanto uomo di chiesa e non potendo contravvenire al precetto di non spargere sangue, era armato di mazza.
I ghibellini erano in numero simile ai guelfi ma con molti meno cavalieri; e furono proprio i cavalieri a segnare le sorti della battaglia, che infine fu vinta dall’esercito fiorentino, e si chiuse con un forte temporale che si abbatté su vincitori e vinti e soprattutto su 2000 morti in battaglia.
Il nipote del comandante dei Ghibellini, certo Guido Novello II, prese comunque possesso di Raggiolo pochi anni dopo la battaglia e ne fece un ricco castello.
Raggiolo sembrò prosperare in questo mondo di signorie e castelli fino al 1440 quando Niccolò Piccinino, un capitano di ventura che aveva perso una importante battaglia con i Fiorentini, per rappresaglia distrusse completamente il castello.
L’epoca dei cavalieri e dei castelli era definitivamente tramontata anche in Casentino; le mura non furono mai ricostruite ma il paese rinacque; per ripopolarlo il Granduca di Toscana nel ‘700 portò alcune famiglie di coloni dalla Corsica e Raggiolo si sviluppò anche più prospero di prima, grazie alla produzione e lavorazione delle castagne e alle mandrie di buoi che percorrevano l’antica via di transumanza dal Pratomagno alla Maremma.

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