Al Rifugio Forte dei Marmi, sotto le grandi pareti del Procinto e del Nona

Al Rifugio Forte dei Marmi, sotto le grandi pareti del Procinto e del Nona

Le Apuane emergono con prepotenza dai morbidi profili della Toscana, si lanciano verso il cielo con pareti e torri che dimostrano un carattere unico in questa parte della Penisola e che ispirano un profondo orgoglio nelle popolazioni che vivono nelle sue profonde valli.
Qui il senso di montagna è reale nonostante le basse quote e gli occhi a tutte le età si perdono su per le vertiginose mura di marmo grigio; ma unico nel suo genere, da queste creste dall’aspetto dolomitico si guarda al mare, sempre presente e vicinissimo, e lo sguardo spazia alle isole dell’Arcipelago Toscano e ai profili sfumati della Corsica.
Percorrere questi sentieri in sicurezza richiede di ricorrere a tutte le buone pratiche della camminata in montagna che abbiamo imparato nel tempo ma i luoghi che si possono raggiungere sono magici, i paesaggi mozzafiato e i rifugi vere perle incastonate nel verde dei boschi e nel grigio delle rocce a strapiombo.
Le Apuane sono anche montagne violentate, sventrate, corrose dall’escavazione ormai industriale del marmo e dall’estrazione del carbonato di calcio, che non conosce confini del parco.
Qui però siamo nelle Apuane Meridionali, un’oasi selvaggia dove l’escavazione non ha osato intaccare le cime già sacre secoli prima degli Etruschi; il sentiero che percorriamo ci porta al rifugio CAI Forte dei Marmi, sotto alcune tra le più maestose pareti apuane.

Come si arriva
Dalla turistica Versilia si sale verso Seravezza e da qui verso Ponte Stazzemese. Questo tratto di strada lo percorriamo sotto l’occhio vigile del Monte Forato, un grande arco naturale che è anche una delle meraviglie di questo settore. Si prosegue per Stazzema e a un tornante si segue un evidente cartello bianco e rosso in stile CAI che indica per il rifugio. Dopo poco sulla destra inizia il sentiero, molto ben evidenziato, e si parcheggia (di Sabato e Domenica non ci saranno dubbi su dove inizia il percorso.
Il sentiero segue per lo più antiche mulattiere ed è perciò ben tracciato, il dislivello non è eccessivo e per un bel pezzo si cammina quasi in piano. Però le Apuane si presentano con tutto il loro carattere, il percorso è decisamente di montagna con alcuni tratti che, se pur banali, devono essere fatti con attenzione: nessun problema per i bambini più piccoli, c’è abbastanza spazio per tenerli per mano, e la fauna giovanissima che incontrerete al rifugio testimonierà che in fin dei conti questo è un sentiero per bambini, per quanto un po’ abituati alla montagna.
Dopo una salita finale, dalla quale si iniziano a vedere incombenti le pareti del Monte Nona e del Monte Procinto, si arriva a una fonte perenne e abbondante; da qui verso destra in pochi minuti si raggiunge il rifugio.
Il sentiero richiede con bambini circa 2 ore dunque, è abbastanza semplice a parte qualche breve tratto e data la bassa quota e l’esposizione marina è percorribile in tutte le stagioni.

Il rifugio e i dintorni
Il rifugio Forte dei Marmi era un tempo la residenza di una delle prime guide di queste montagne che alla morte lasciò la struttura al Club Alpino. Questi ne fece un rifugio che nel tempo è divenuto tra i più apprezzati alla più varia fauna umana che si possa immaginare, dalle numerose famiglie che vengono quassù ad apprezzare una mangiata in montagna con vista mare agli alpinisti che percorrono le difficili vie di queste pareti, passando per escursionisti e amanti delle ferrate. Lo considero un posto ideale per dormire, ha alcune camerette che sono molto utili quando si porta un bambino di meno di due anni, c’è persino una doccia a gettoni, si mangia bene e le giovani ospiti sono amabilissime con tutti e soprattutto con i bambini.
Ho frequentato questo posto da alpinista, in maniera fugace, al massimo fermandomi per un piatto di pasta, ed è stato una riscoperta viverlo da escursionista con bambini; il rifugio, con i suoi boschi, le sue rocce e la vista sul mare, è di per sé una meta sufficiente.
Da qui partono comunque numerosi sentieri. In mezz’ora si raggiunge facilmente il Monte Procinto, una gigantesca colonna di pietra che torreggia sul rifugio, con un boschetto che gli copre la testa come una papalina; il sentiero in questo caso è ancora facile e largo ma tutt’altro che esente da rischi, lo consiglio solo con bambini ben abituati alla montagna, senza vertigini e soprattutto disciplinati abbastanza da seguire le vostre indicazioni; alcuni tratti sono protetti da cavi, non si tratta di ferrate ma sono comunque percorsi su cui fare attenzione. Al termine ci aspetta un vertiginoso ponticello che come un ponte levatoio ci accoglie alla gigantesca torre rocciosa.
Il Monte Forato è addirittura uno spettacolo della natura, il sentiero per raggiungerlo è più semplice ma abbastanza più lungo, non l’ho ancora mai percorso con i bambini ma da adulto richiede circa 2,30h: si tratta di un arco naturale con una campata di 30 metri di altezza dal quale la vista verso i paesi di Pruno e Cardoso è così scoscesa da dare le vertigini.
Un sentiero più mansueto è quello che parte dalla fonte e in piano taglia il versante verso Nord fino a passare sotto i pinnacoli di roccia chiamati i Bimbi del Procinto; qui si trova la Capanna dello Scoiattolo, una delle ultime vere taverne della Toscana: da provare anche solo per poter dire un giorno di aver mangiato all’ultima osteria, ma non crediate sia facile trovare posto di Domenica.

Storie e leggende
Queste montagne sono così speciali da superare persino le loro stesse leggende.
Mentre le altre cime delle Apuane e tutte le cime del nostro Appennino erano già calpestate da tempi remoti il Monte Procinto rimase una cima vergine fino al 1879, e allora la domanda che tutti si chiedevano era: che ci sarà sulla cima di quella torre?
Qualcuno raccontava che sulla sua cima boscosa sgorgasse una abbondante e magica sorgente che si rituffava pochi metri più in là, per scomparire nella roccia e non riemergere mai più.
Ai lati della sorgente sarebbe cresciuta in abbondanza la mandragola, che costituiva uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni magiche. La sua raccolta era estremamente pericolosa non solo per l’inaccessibilità dei luoghi in cui cresceva ma anche perché, una volta estirpata, emetteva grida umane talmente acute da uccidere un uomo, per cui gli alchimisti medievali consigliavano tecniche complesse per evitare il peggio: una di queste, non molto civile per dire il vero, era legare la coda di un animale alla pianta della mandragora, quindi dare il via alla povera bestia che strattonando avrebbe liberato la radice e sarebbe stato uccisa dallo straziante urlo della pianta: all’alchimista non restava che andare sul luogo del misfatto e raccogliere la preziosa radice, ormai silenziosa. Anche in una scena del film Harry Potter si ricorda la leggenda della Mandragola.
Undici anni dopo Aristide Bruni decise di attrezzare con cavi e catene il percorso del versante Sud, il più facile, inventando così la via ferrata, la prima a scopo turistico della storia, prima ancora delle ormai leggendarie ferrate delle Dolomiti.
Il Monte Nona si affaccia sul rifugio con una gigantesca parete talmente strapiombante che dal bordo superiore le gocce d’acqua cadono a terra a venti metri dalla roccia, come se una invisibile nuvola stesse piovigginando sulle nostre teste; qui sono tracciate vie alpinistiche vertiginose, alla portata di pochi.
Il Monte Forato è ovviamente legato anche esso a mille leggende. Una di queste racconta di un santo molto venerato da queste parti, Pellegrino, che viveva in estrema povertà cibandosi di bacche e radici. Il diavolo, invidioso di ogni persona giusta e umile, decise di sfidarlo spaventandolo a morte: si trasformò in un mostro gigantesco che urlava e sputava fuoco, ma il santo era talmente preso dalle sue meditazioni che sembrava non vederlo neppure. Allora il diavolo si trasformò in una donna bellissima, ma anche a questa immagine il santo sembrava insensibile. Umiliato, il santo si trasformò in se stesso e diede una sberla così forte al santo da gettarlo a terra. Il santo cadde tramortito ma presto si riprese; in silenzio, si avvicinò al diavolo, lo guardò, e… gli diede un ceffone così forte, ma così forte che il diavolo volò sopra tutte le Apuane, sbatté contro le rocce, le bucò da parte a parte formando il Monte Forato e volò fino al mare, lanciato da quello che può essere considerato senza dubbio il più forte schiaffo della storia!

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