Un gigantesco foro trapassa da parte a parte la cresta delle Apuane meridionali, talmente grande da essere visibile dal fondovalle di entrambi i versanti. Dal mare, dalla Versilia, sembra quasi un ponte creato da forze sovrannaturali sopra due cime rocciose. È il Monte Forato.
Lunghezza: 9 Km
Dislivelllo: 700 mt
Tempo di percorrenza: 6 ore (8 con la ferrata)
Difficoltà: difficile (da 9 anni), esperienza alpinistica per la ferrata
Posizione: Apuane
Il Monte Forato è un spettacolo della natura: questa enorme bocca aperta sulla valle che precipita verso il mare lascia a bocca aperta anche gli escursionisti più distratti.
Il percorso scelto per arrivarvi con i bambini incrocia leggendarie caverne e ruderi misteriosi, la vista spazia sul mare e sulle rocce scoscese del Monte Procinto e dei suoi vicini.
Ma oggi una bambina è cresciuta e con lei arriveremo al Forato da una strada speciale e ardita, la via ferrata Renato Salvatori.
L’altra bambina prosegue invece con la mamma lungo il sentiero 110 che corre parallelo alla cresta, e insieme ci troveremo sotto il maestoso arco.
Il sentiero
Al Monte Forato si arriva per lo più partendo dall’Alto Matanna o dal Rifugio Forte dei Marmi, al Procinto, dove eravamo già stati in un’altra gita. Nel primo caso però il tragitto è un saliscendi anche al ritorno, non ottimale a fine di una giornata faticosa, e inoltre in questo periodo di temporali è sempre meglio evitare percorsi di crinale; il secondo percorso è il più semplice ma prevede di pernottare al rifugio, a cui si sarà arrivati il giorno precedente. Alla fine ho deciso di salire da Fornovolasco, lungo il bel sentiero numero 6, pernottando comunque nei pressi di Fornovolasco, presso l’Eremo di Calomini incastonato nella parete di roccia.
Il sentiero 6 percorre una antica mulattiera che ha collegato per secoli la Garfagnana con il mare della Versilia; si può iniziare da Fornovolasco stesso o da un po’ sopra, parcheggiando in un largo spiazzo lungo la strada che porta alla Grotta del Vento.
Nei primi minuti del sentiero si incontra la grotta detta Tana che Urla, una bellissima grotta il cui primo tratto, orizzontale, può essere visitato se non si ha paura di bagnarsi i piedi (ma attenti se fuori piove o se si scioglie la neve).
Lungo il torrente si incontrano mulini e ruderi che ci ricordano quanto un tempo questo tratto fosse frequentato; tra gli altri, i bellissimi resti della pieve romanica detta Chiesaccia, della quale si raccontano ancora cupe leggende di monaci assassini che rapivano e uccidevano i viandanti, facendo suonare le campane per non far udire le urla dei malcapitati.
Improvvisamente l’acqua del torrente scompare, inghiottito dal terreno carsico, ma il sentiero continua a seguirne l’alveo sassoso e, con un ultimo ripido tratto a tornanti, arriva al bellissimo passo di Foce di Petrosciana (2h fino a qui, velocità da bambino).
Un po’ di meritato riposo, ammirando un paesaggio che più ampio non si potrebbe: a Sud il monte Croce, famoso in primavera per la fioritura delle giunchiglie; più verso il mare le pareti formidabili del Nona e del Procinto e i pinnacoli dei Bimbi; a nord la maestosa Pania della Croce, che sovrasta tutto e che prosegue con le rocciose balze della Pania Secca.
Da qui inizia l’avventura: trascurando i sentieri che vanno a destra e a sinistra, si imbocca il sentiero per Esperti (in realtà non difficile per la prima parte), che prosegue dritto davanti a noi, con il numero 110. Si salgono roccette, alcuni semplici passaggi richiedono l’uso delle mani, non sono mai pericolosi e sono divertenti anche per bambini di 5-6 anni abituati alla montagna.
Dopo una mezz’ora di sentierino roccioso si raggiunge un bivio.
A destra, l’indicazione per il sentiero 110, che correndo parallelamente alla cresta raggiunge il Forato; si tratta di un sentiero facile ma comunque in ambiente apuano, sempre da stare attenti alle scarpate e al baratro su cui il sentiero si affaccia ogni tanto.
A sinistra le indicazioni sono chiare: sentiero per escursionisti esperti con attrezzatura alpinistica, e per questo vale spendere due parole (e due raccomandazioni) in più.
La ferrata
Prima regola, se avete dubbi non ci sono dubbi su cosa dovete fare: contattare una guida alpina, uno dei tanti magnifici professionisti che lavorano sulle nostre montagne, anche in Apuane, e che non solo vi farà provare questa magnifica esperienza in tutta sicurezza ma l’arricchirà con le storie e gli aneddoti di un mondo che per voi è alieno, mentre per lui è casa.
Un buon punti di partenza è il Collegio delle Guide Alpine della Toscana.
Una ferrata è un percorso alpinistico dove l’assicurazione è basata su un cavo di acciaio teso tra fittoni distanziati di alcuni metri. L’assicurazione si fa utilizzando un particolare kit di corde e moschettoni, con imbraco e casco. Non proseguirò con altri dettagli perché anche questo itinerario, come tutti gli altri, è dedicato ai bambini e prevede la presenza di uno o più adulti molto esperti. Per essere molto esperti non è sufficiente aver fatto alcune ferrate perché accompagnando un bambino su un percorso alpinistico dovremo avere ben chiare tutte le tecniche che possono aiutarlo a salire, confortarlo in caso di paura o panico, evitargli qualunque incidente e monitorarlo in qualunque momento della salita. Oltre al panico, anche l’eccessiva sicurezza può essere estremamente pericolosa, portando il bambino a saltare le corrette manovre di assicurazione, magari su un terrazzino su cui si sente sicuro. Per chi accompagna un bambino in ferrata la normale dotazione potrebbe non essere sufficiente: per esempio potrebbe tornare utile uno spezzone di corda di qualche metro e qualche moschettone, se ci fosse la necessità di improvvisare un breve recupero in cordata in caso di bisogno.
Fatte queste premesse, la ferrata del Forato è sicuramente, tra le ferrate in Apuane, la più adatta ai principianti.
Ha un primo tratto più complicato, con alcune fessure e alcuni canalini da risalire, ma la presenza di una catena associata al solito cavo aiuta molto sia la salita che l’assicurazione.
Il secondo tratto strapiombante è risolto con una scaletta in ferro che lo rende molto semplice.
Il terzo tratto è il più lungo, si tratta di una bella cavalcata in cresta; questa parte è molto facile ma anche molto aerea e dà grande soddisfazione.
Dopo un breve tratto di sentiero inizia il quarto e ultimo tratto di ferrata, che risale un pinnacolo dall’aspetto severo ma in realtà molto semplice.
Da qui si segue una traccia di sentiero non segnata ma ben evidente, che passa la cresta un po’ da una parte e un po’ dall’altra, a volte con qualche piccolo passaggio dove fare attenzione e dove l’abitudine del bambino alla montagna è fondamentale.
Ad un certo punto il sentiero ha un bivio dove la traccia principale scende zigzagando verso destra, scendendo verso il versante garfagnino: è un percorso un po’ sdrucciolevole ma non pericoloso, e in breve si arriva all’ultimo tratto del sentiero 110, e da qui al Forato.
E infine, il Forato
Difficile descriverlo: un arco alto 30 metri che si apre come una enorme bocca sul versante che precipita verso la Versilia. Un luogo di grande emozione nato dall’erosione durata milioni di anni di una grande caverna.
Le foto non rendono l’idea della maestosità del Forato e della potente magia sprigionata dal vento che soffia attraverso il gigantesco foro.
Il sentiero di discesa
La discesa più breve, anche se leggermente più impervia della via di salita, è il sentiero 12, un percorso ben segnato che scende molto diretto verso Fornovolasco, prima attraversando praterie in quota, poi inoltrandosi nelle faggete e incontrando alcune case e una strada sterrata, per terminare infine nel sentiero 6, in prossimità della Tana che Urla e del parcheggio per le auto.
Tempo di discesa 1h30 circa.
Da non perdere il meraviglioso paese di Fornovolasco, in parte ricostruito dopo l’alluvione del 1996 ma sempre intimo e romantico. Presso il ristorante bar la Buca potrete rifocillarvi in una autentica taverna apuana.