Il Monte Procinto non si può confondere: come una gigantesca colonna mozza, come un panettone di roccia grigia, torreggia sulle foreste dell’Alta Versilia, verdissime per i venti umidi provenienti dal mare. In tutte le direzioni precipita verso valle con pareti verticali e inaccessibili, al punto che ancora agli inizi dell’Ottocento, quando la maggior parte delle vette alpine era stata conquistata, la cima del Procinto restava ancora mai calpestata da piede umano, e ai valligiani non restava che l’immaginazione per pensarvi sorgenti perenni e misteriose piante di mandragora.
Lunghezza: 2 Km
Dislivelllo: 200 mt
Tempo di percorrenza: 3 ore fino in cima
Difficoltà: difficile (da 9 anni), esperienza alpinistica per la ferrata
Posizione: Alpi Apuane
Ma l’epoca dell’alpinismo era arrivata anche in Apuane. Per primi, nel 1848, vi salirono alcuni coraggiosi boscaioli locali, pur senza lasciare traccia della loro avventura. Alcuni anni dopo, nel 1879, fu la volta di Aristide Bruni, ingegnere milanese divenuto socio del CAI di Firenze, che con alcuni compagni salì i vetta. Fu proprio lui che pochi anni dopo, con il supporto del CAI di Firenze da cui dipendeva la neonata Stazione Alpina di Lucca, progetto la costruzione di un’opera per quei tempi avveniristica: una via ferrata, un percorso attrezzato con scale, funi e catene senza altro scopo se non quello di aiutare gli alpinisti nella salita.
Qualcuno oggi racconta che fosse la prima via ferrata della storia rata ma probabilmente ne esistevano già n paio in Austria, dal 1843 sull’Hoher Dachstein e dal 1869 sul Grossglockner. Comunque sia, era il 1890 e la ferrata del Procinto, con le sue scale anticamente in legno di castagno, le sue catene di protezione, i gradini scavati nella roccia da esperti cavatori, era una delle prima al Mondo e senz’altro la prima in Italia, Alpi comprese.
La ferrata Aristide Bruni al Procinto
Il Monte Procinto, alto 1177 metri, ha la forma di due panettoni sovrapposti, di cui quello inferiore un po’ più largo del superiore. Questo lascia un bel sentiero che gira intorno a mezza altezza, detto cintura del procinto, a cui si accede da un vertiginoso ponticello sospeso su una profonda spaccatura.
Verso il mare il torrione continua con una fila di torri e pinnacoli minori, detti non a caso i “bimbi del Procinto”
Sul lato sud del torrione inizia la via Ferrata intitolata ad Aristide Bruni.
Non presenza particolari difficoltà, i passaggi più ripidi sono sempre facilitati da gradini in ferro o scavati nella roccia, ma occorre ricordare che si tratta di una vera via ferrata con un certo sviluppo verticale, abbastanza esposta nel vuoto, e che richiede assolutamente conoscenza della progressione in ferrata e, in caso di accompagnamento di bambini, una competenza in manovre alpinistiche di base, in caso di difficoltà o attacchi di panico.
Altra complicazione di questa ferrata sta nel fatto che si scende per la via di salita ed è abbastanza frequente, soprattutto nei fine settimana, incrociare altri gruppi, con i quali ci si deve destreggiare restando tutti nella massima sicurezza di entrambi i moschettoni agganciati al cavo.
Molti escursionisti che desiderano visitare la famosa ferrata con vista mare chiedono il prezioso aiuto a uno dei tanti professionisti guide alpine che lavorano in Apuane e che hanno la competenza e l’esperienza per garantire una avventura emozionante e sicura.
Il sentiero e la ferrata
Il sentiero per il rifugio Forte dei Marmi è uno dei più belli e frequentati delle Apuane Meridionali, ne abbiamo parlato qui, si sale comodamente in 45 minuti/ 1 ora. Dal rifugio in 30/40 minuti si sale ancora seguendo inizialmente il sentiero numero 5, che procede in un intaglio della parete del Monte Nona e presenta alcuni passaggi esposti ma sicuri, comodi e assicurati da un cavo. Ad un tornante si lascia il sentiero principale e si segue il sentiero molto evidente verso il Procinto, proseguendo infine dopo il ponticello sulla sinistra e arrivando all’attacco della ferrata.
La ferrata inizia con una scala metallica verticale, per proseguire poi un po’ più appoggiata ma sempre ripida su gradini di pietra intagliata. Dopo una breve cengia si entra in un canalone, ripido ma molto meno esposto, fino ad una grotta detta Antro di Budden dal nome dell’alpinista inglese Richard Henry Budden, il vero inventore dell’alpinismo in Apuane, commemorato da una lapide all’interno della caverna.
Da qui, un sentiero ormai semplice porta alla bellissima vetta. Come detto, il rientro è dalla via di salita.
La ferrata sale sul versante Sud e, data la bassa quota e la vicinanza del mare, può essere più indicata in inverno che in estate; noi siamo saliti in estate solo grazie a una giornata particolarmente ventosa e a una preziosa nuvolaglia che ha coperto il sole per tutto il percorso.